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L’OFFERTORIO

Offertorio, dal Latino Offertorium = offrire doni all’altare e anche canto, nella sua accezione antifona ad offerenda.

Dalla mie parti non è sempre usato. Io, personalmente, non ho mai assistito a matrimoni in cui fosse contemplato durante la messa. Mi piaceva, però, l’idea di creare un momento particolare, un momento che coinvolgesse qualche parente di questa e quella ‘fazione’ che porta regali a Gesù mentre qualcuno legge un piccolo testo di accompagnamento e mentre l’organo suona in sottofondo. Essendo, poi, una fan sfegatata del nuovo rito, quello in cui ci si dice “Io accolgo te…” beh capirete che l’ associazione “mi offro” “ti accolgo” è presto stata fatta. Ho quindi proposto alla coppia di prepararlo e loro ne sono stati subito entusiasti.

Decidere di sposarsi in Chiesa, oggi, dovrebbe avere più valore rispetto al passato; dico dovrebbe, perché in realtà chi sente vivi dentro di sé certi valori esiste nel Terzo Millennio, come esisteva nel secolo scorso. Allo stesso modo, chi decide di sposarsi solo civilmente viene “etichettato” a prescindere. Perché va bene tutto: il sesso prima del matrimonio, andare a Messa solo a Natale e Pasqua, essere un cristiano a metà…, ma se ci si deve sposare si deve andare all’altare! A volte mi chiedo se tutto il rito venga veramente vissuto appieno da coloro che decidono di avvicinarvisi, o solo da una minima percentuale di essi.

Io, però, li avevo trovati. Avevo trovato la coppia giusta. Peccato che al loro matrimonio l’Offertorio non ci sarà. Il parroco ha posto il veto sulla faccenda e non c’è stato nessun margine di trattativa.

Ha motivato il suo secco “NO!” raccontandoci di quando era in America e ha assistito, impotente, a un momento di Offertorio durato più di venti minuti, tempo interminabile durante il quale la sposa è andata a prendere il cesto, ha percorso la navata, ha rifatto il giro di tutta la chiesa e si è fermata in fondo; a quel punto è partito lo sposo che ha fatto lo stesso tragitto. Appena riuniti, hanno di nuovo percorso la navata insieme e solo allora hanno messo i cesti sull’altare. Morale della favola il nostro prete s’è infastidito e ha giurato a se stesso che mai avrebbe permesso che ciò avvenisse durante le sue celebrazioni.

A nulla è servito il mio rassicurarlo sui tempi e le modalità… come si dice al mio paese:”Quann ha ditt sett….. è sett!” Ho anche provato a cantargli il pezzo di Gerardina Trovato che fa <<… ma l’America è lontana; ma l’America, l’America…>>, ma non c’è stato verso.
Un vero peccato. Sarebbe stato carino e coinvolgente e sarebbe stato un momento sentito e non fatto solo per fare scena, perché, ripeto, avevo proprio la coppia giusta: seria e timorata di Dio.

La domanda che mi pongo è la seguente: se è vero come è vero che viviamo in un mondo in cui si sono persi i veri valori bla, bla, bla… non sarebbe bello se un parroco, tra l’altro giovane, apprezzasse ed elogiasse e non mettesse, invece, i bastoni tra le ruote?  Anche perché, paradossalmente, non ci sono stati problemi sull’organizzazione dell’allestimento in chiesa -ma non era il fiore too much il pomo della discordia tra parroci e WP?-

… E mentre scrivo e ‘zappingo’ qui e là, capito su un film che si intitola “Quello che so sull’amore…”. Quello che sapevo io sull’amore è che l’amore è tutto, giusto? Quello che invece non so più è: quanti altri “nemici” giurati del mestiere nasceranno ancora?

Resto in trepidante attesa di nuove, illuminanti, rivelazioni in merito.

 

 

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